22 novembre 2006
Lodata da tutti si conclude la prima agenzia online di difesa del paesaggio e dell'arte

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Uno strumento di informazione del genere, infatti, non è mai esistito tra gli Enti protezionistici in Italia e, forse in Europa, che di solito sono organismi burocratici e tardi a reagire agli eventi. Ecco perché, conoscendo la scarsa presenza sui mass media e le risposte molto meditate di Italia Nostra, questa inusitata velocità nel riportare i fatti e le notizie, e nel dare almeno una prima risposta, aveva sorpreso positivamente molti protezionisti e giornalisti. Che quasi non credevano ai propri occhi. Così, per 15 giorni abbiamo dimostrato che, solo a volerlo, anche Italia Nostra potrebbe e saprebbe comunicare in modo efficace e moderno, non solo nel prendere posizione sui quotidiani attentati all'integrità del suolo, delle città, della natura e delle opere d'arte, ma anche nel far conoscere alla stampa, agli altri protezionisti, ai propri iscritti e agli stessi dirigenti locali, oltre che al largo pubblico, le proprie opinioni e proposte alternative. Eppure, come càpita spesso alle belle cose nel nostro Paese, questo esperimento sarà probabilmente troncato.
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Lodata da tutti, anche da dirigenti di altre associazioni protezionistiche e ambientaliste (per esempio da Fulco Pratesi del WWF), questa agenzia ha dimostrato che non è impossibile realizzare in modo economico, veloce e dignitoso un efficace strumento di informazione capace di reggere e contrastare i tempi rapidi dei nemici dell'ambiente, dell'arte, della cultura e del paesaggio. Solo con strumenti velocissimi e molto incisivi, e cioè per niente burocratici, Italia Nostra potrà in futuro reggere il confronto impari con i tanti nemici del Bello.
Nell'ambito delle associazioni ambientaliste, è la prima volta che si tenta un esperimento del genere, che ha anche il non secondario vantaggio di essere economico, grazie alla gratuità del mezzo, e prestigioso per Italia Nostra..
Non possiamo infine nascondere, nonostante che i 15 giorni di prova si siano svolti quasi senza diffusione e pubblicità, la soddisfazione di aver ricevuto risposte entusiastiche di lettori casuali, e complimenti anche da parte di esponenti di Club e Associazioni ambientaliste esterne, alcuni molto noti.
Capolavori trafugati: il Getty Museum non restituisce tutte le opere richieste

Nonostante il clima di accordo e cooperazione tra Governo italiano e direzione del Getty Museum sottolineato dai politici e dalla stampa fino a qualche mese fa, come un fulmine a ciel sereno, in una lettera al ministro dei Beni culturali, Rutelli, il direttore del museo di Malibu, Michael Brand, aveva espresso "profondo rincrescimento" per la "mancata intesa" sulla restituzione di due capolavori. Solo 26 opere, di cui è stato accertato l'incauto acquisto, saranno rispedite nel nostro paese, mentre non torneranno - aveva minacciato - due opere molto importanti come l’Afrodite, o "Venere di Morgantina", e l'Atleta di bronzo o "Giovane vittorioso", bronzo attribuito a Lisippo. A proposito dei quali - notava un articolo del Corriere della Sera-online - il Getty Museum ha spiegato che l'Italia non ha dimostrato di essere la vera proprietaria delle due statue.

21 novembre 2006
Comune di Mantova contro lottizzazione: ecco le due sentenze del Consiglio di Stato

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Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, con una prima ordinanza pronunciata nella Camera di Consiglio del 14 novembre (Sezione quarta, Presidente: Salvatore Costantino, Registro Ordinanze: 5947/2006, Registro Generale: 7965/2006), visto l’appello proposto dal Comune di Mantova contro la Regione Lombardia, il Parco del Mincio, la Lagocastello Immobiliare srl e Alberto Rosignoli, direttore di Area Servizi Città-Comune di Mantova, per l’annullamento dell’ordinanza del TAR Lombardia-Brescia n.917/2006, e la sospensione dei lavori di esecuzione delle opere di urbanizzazione, ha accolto l’appello del Comune di Mantova (Ricorso n. 7965/2006) e, riformando l’ordinanza impugnata, ha respinto l’istanza cautelare proposta in primo grado.
Con una seconda ordinanza, alla stessa data, la medesima Sezione del Consiglio di Stato (Registro Ordinanze: 5952/2006, Registro Generale:8229/2006), visto l’appello proposto dalla Regione Lombardia contro Lagocastello Immobiliare srl, Alberto Rosignoli, e nei confronti del Comune di Mantova e del Parco del Mincio, per l’annullamento dell’ordinanza del TAR Lombardia-Brescia n.91/2006 concernente il diniego di rilascio del permesso di costruire, ha accolto l’appello (Ricorso n. 8229/2006) e in riforma dell’ordinanza impugnata ha respinto l’istanza cautelare proposta in primo grado.
Ma, attenzione, la vittoria per ora è solo temporanea. La situazione è soltanto bloccata: nessun muratore può più sollevare neanche una pietra. Le decisioni del massimo organo della giustizia amministrativa non sono entrate nel merito della vertenza, ma sono cautelari, cioè dettate dall’urgenza e dal principio generale di precauzione, dato che - si legge come premessa nell’ordinanza - "le complesse questioni dedotte in giudizio esigono un approfondito esame nel merito e che, in attesa della prossima decisione del ricorso di primo grado, appare opportuno impedire l’ulteriore trasformazione del territorio e, quindi, conservare l’efficacia dei provvedimenti gravati in prima istanza".
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Come dire che, nel frattempo, mentre viene dipanata la questione giuridica che porterà alla decisione di merito, è interesse di tutti lasciare il territorio così com’è, vietando ogni ulteriore modificazione che possa pregiudicare eventuali diritti.
Vincono Mantova e Italia Nostra: primo no del Consiglio di Stato alla "villettopoli"

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Grande è ora la soddisfazione del sindaco di Mantova, che all’assemblea di Monticchiello aveva gettato un grido d’allarme, subito accolto da Italia Nostra. La nostra associazione ha inviato a Mantova, come una task force della cultura, quasi l’intera sua dirigenza (il presidente Ripa di Meana e i vicepresidenti), che ha difeso con vigore le tesi della sindachessa davanti al Consiglio comunale. Grazie anche all’attenzione della stampa e di personalità del mondo della cultura, Italia Nostra ha amplificato all’esterno l’allarme di Fiorenza Brioni. Ha anche deciso il tenere il proprio congresso nazionale proprio a Mantova ai primi mesi del 2007; ed ha proposto agli organizzatori del Festival della Letteratura che ogni anno si tiene a Mantova, e all’associazione internazionale Europa Nostra di dedicare al tema una sessione. E' stato ideato anche un concorso fotografico per rilanciare l' affascinante profilo disegnato nei secoli da Andrea Mantegna, Giulio Romano e Filippo Juvara.
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Tale è stata l’adesione di Italia Nostra alla nuova politica del Comune di Mantova, e tale la consonanza della sindachessa con la politica culturale di Italia Nostra, che il presidente Ripa ha voluto significativamente iscrivere Fiorenza Brioni come "socio ad honorem" dell’associazione.
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E’ una bella novità, che fa ben sperare per il futuro. Purtroppo, in Italia siamo abituati a tutt’altro. Frequente è il caso del sindaco, vicino alla lobby dei costruttori, che con la scusa della "modernizzazione" o del "libero mercato" svende il territorio e le memorie storiche della sua città. Capita molto di rado che sia proprio il sindaco a difendere coi denti centro storico, arte, arredo, ambiente urbano, paesaggio circostante e perfino la veduta d’insieme. Lode quindi a Fiorenza Brioni.
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Ed è una vittoria anche di Italia Nostra. Ma non illudiamoci, ci riporta sulla terra il presidente Ripa: "Restano molte battaglie da portare a compimento, per salvare dalle lottizzazioni il paesaggio attorno ai centri d’arte, da Fiesole alle colline bolognesi. Che questa vittoria sia di auspicio per l’impegno futuro di Italia Nostra".
19 novembre 2006
Il Parco del Ticino e il “mostro” Malpensa: sindaci e Regione a confronto

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L’ordine del giorno approvato dalla Regione è frutto del grande desiderio d’una conclusione bipartisan, che appariva evidente fin dai primi interventi degli esponenti dei Gruppi di minoranza, ed esprime senza alcuna remora il sostegno allo sviluppo indiscriminato ed illimitato dell’aeroporto Malpensa 2000.
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Riteniamo che il documento rispecchi, nella prima parte, oltre a molta propaganda S.E.A., l’ormai ricorrente estratto dal "Libro dei Sogni". Nei 21 capoversi vengono dispensati dati in buona parte incredibili (come la crescita del 500 per cento di Malpensa dal 1996 al 2000!), e previsioni e studi di dubbia fonte.
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Perciò ci chiediamo se chi ha approvato e firmato il documento del Consiglio regionale si sia reso conto che: 1. Le previsioni potrebbero essere come i dati, cioè poco attendibili; 2. Questi argomenti vengono enfatizzati in vari convegni da almeno quattro anni, ma senza risultato. 3. Perciò, sarebbe forse il caso che i politici analizzassero la situazione con maggiore attenzione e proponessero dei percorsi più credibili.
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Invece tutti d’accordo e, malgrado ogni parte abbia sempre criticato i governanti della parte avversa, ecco che qui per miracolo hanno incensato, in coro, sia il Governo Prodi che il suo ministro dei trasporti Burlando, sia il Governo Berlusconi che il ministro Lunardi.
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Ma vorremmo anche evidenziare alcuni passaggi della seconda parte, articolata in sette punti, dove, al punto 2, III capoverso, si auspica: "La riarticolazione dei diritti di scalo tra Linate e Malpensa". Che significa? Semplice: tasse aeroportuali più care a Linate, per forzare il mercato - clienti e aziende - a favore di Malpensa.
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Noi, invece, abbiamo più volte affermato che Malpensa è bocciata dal mercato, e anzi la proposta di queste misure protezionistiche ci conferma che la nostra analisi è condivisa perfino dal Consiglio regionale della Lombardia.
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Il concetto espresso al punto 5: "accompagnare un ulteriore sviluppo aeroportuale attraverso gli strumenti di programmazione territoriale ed aeroportuale, la valutazione di impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica, con particolare riferimento alla salvaguardia del Parco del Ticino", susciterebbe maggior entusiasmo se, invece del verbo accompagnare, si fosse usato subordinare.
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Al punto 6 si chiede di: "Garantire l'accessibilita' allo scalo con il completamento di tutte le infrastrutture ferroviarie e stradali, gia' programmate", mentre nella prima parte si parla di "adeguamento del sistema di accessibilita'... in un quadro di particolare attenzione alla sostenibilita' ambientale".
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Possiamo quindi ritenere che, anche se non è esplicitamente scritto, si vorranno sottoporre a V.A.S., in particolare: il collegamento Arcisate-Stabio e la connessione Nord Malpensa-Sempione, da noi ritenute opere spropositate e, senza dubbio, veri disastri ambientali.
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In quanto, poi, al documento approvato dall’Assemblea del Parco del Ticino, i Sindaci del Parco sottolineano "l’impegno, la collaborazione e l’attenzione verso il Parco che anche il Consiglio Regionale della Lombardia ha già dimostrato esprimendosi sulla salvaguardia del Parco del Ticino".
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Inoltre i sindaci del Parco chiedono che, "fino a quando non saranno rispettate da tutti gli organismi preposti le norme vigenti e gli impegni assunti ed affrontate e risolte le criticità emerse a seguito del potenziamento dell’aeroporto di Malpensa avvenuto nel 1999, non dovrà essere preso in considerazione nessun nuovo progetto di potenziamento o ampliamento dell’aeroporto". Particolarmente importante sarà la verifica dell’attuazione delle mitigazioni stabilite negli allegati al Decreto D’Alema e non realizzate.
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In più, dice l’assemblea del Parco, "ogni nuovo intervento strutturale sul territorio del Parco del Ticino dovrà essere soggetto all’applicazione della Direttiva 2001/42/CE, concernente la V.A.S.", e questo varrà particolarmente per la terza pista.
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Ci preme sottolineare la positività del fatto l'assemblea del Parco ha approvato all’unanimità una delibera che esprime netta contrarietà alla terza pista. E’ un fatto storico, non era mai accaduto.
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Non ci rimane che considerare come gli amministratori locali siano molto concreti nelle loro asserzioni, mentre la politica regionale continua a volare alto, molto al di sopra della realtà.
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WWF ITALIA, Maurizio Rivolta
LEGAMBIENTE (Circoli del circondario di Malpensa), Emilio Magni
C.OVES.T., Varallo Pombia (No), Gianpietro Fanchini
UNI.CO.MAL (Unione Comitati Malpensa), Gallarate (Va), Beppe Balzarini
AMICI DELLA NATURA, Arsago Seprio (Va), Raffaella Filippini
Ambiente in Toscana: la Regione legalizza le stragi di storni protetti da legge e UE

Il provvedimento è stato presentato col demagogico scopo di "tutelare le produzioni agricole" ed in particolare le olive, ma omettendo di segnalare i vantaggi arrecati dallo storno attraverso la distruzione della mosca olearia. Il provvedimento reintroduce inoltre nelle province di Firenze, Arezzo, Lucca, Pisa, Pistoia e Siena gli odiosi impianti di cattura degli uccelli da richiamo che potranno essere venduti a 15 euro ciascuno.
La legge è stata approvata a grande maggioranza, con il solo voto contrario dei due consiglieri verdi, Lupi e Roggiolani. I due consiglieri hanno messo in evidenza che lo strumento della legge è stato preferito a quello della delibera amministrativa per mettersi al riparo dal ricorso al TAR che le associazioni ambientaliste avrebbero immancabilmente presentato e che avrebbe portato probabilmente all'annullamento del provvedimento
CARLO CONSIGLIO
18 novembre 2006
Il super-convegno FAI delinea il futuro dei beni culturali in Italia

Tutto bene, se non per il vago sospetto che la straordinaria creatività del passato, che ha soggiornato a lungo nel nostro Paese, e che ci ha lasciato in dote un inestimabile patrimonio di arte, di scienza e di ambiente, si sia poi presa una lunga pausa sabbatica.
ANTONIO TAMBURRINO
17 novembre 2006
Discariche, nuove strade, faggete tagliate, tralicci? Sì, siete in un Parco protetto

E c’è anche dell’altro, annuncia la presentazione. Purtroppo l’allegato inviatomi dall’ufficio stampa non si apre. Ma non avevamo già raschiato il fondo? Dopo quanto letto, mi chiedo che altro di raccapricciante ci potrà mai essere in un Parco: casi di pedofilia, tratta delle bianche e riduzione in schiavitù tra pini loricati e faggi?
Se sono fondate tutte queste contestazioni, come la serietà e moderazione del Wwf impone di credere, si porrà con urgenza il problema del metodo delle nomine e della selezione del personale "verde". Si conferma, insomma, quello che noi ambientalisti e protezionisti della prima ora abbiamo sempre sostenuto, che cioè l’elemento umano, la classe dirigente ecologista, o comunque quella chiamata a gestire enti, commissioni e strutture che hanno a che fare con la protezione dell’ambiente, spesso non è all'altezza dei propri compiti, oppure non si differenzia molto dagli altri, cioè dai non protezionisti.
L’infiltrazione, si sa, è lo sport preferito dagli Italiani (ci ostiniamo a mettere la maiuscola, ma fino a quando?) Abbiamo visto letteralmente "cani e porci" far parte dalla lista delle associazioni "ambientali" del Ministero dell’Ambiente, come l'Associazione nazionale cacciatori dell’Appennino, l’Anev (riunisce le industrie produttrici delle deturpanti e speculative torri eoliche), il CTS (Centro Turistico Studentesco), gli istruttori subacquei, l’Associazione genitori, l’Associazione piccola proprietà edilizia. Maggiori dettagli in un prossimo articolo.
L'infiltrazione di club e personaggi che nulla hanno a che fare con la tutela dell'ambiente deve essere neutralizzata anche sul territorio e nelle istituzioni di gestione e controllo, a cominciare dalle aree protette (in primo luogo i Parchi più importanti) fino agli enti e Istituti di ricerca e controllo. Ne riparleremo.
16 novembre 2006
L'Italia si specchia a Monticchiello. "Meno abitanti? Costruiamo più case"

Sotto accusa nell'assemblea il trasversale "partito dei muratori"

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Convegno in Val d'Orcia. Ripa di Meana: cedere qui ha un peso nazionale.
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Al convegno di ieri, organizzato nel borgo senese, il caso perde la valenza locale, si estende e si generalizza, diventa polemica politica. Perché se da una parte Monticchiello è emblema della difesa del paesaggio, dall' altro contribuisce ad evidenziare all'interno della sinistra due categorie contrapposte: costruzionisti e decostruzionisti. Che non sono epigoni di correnti filosofiche, ma uomini e donne, spesso amministratori, che giudicano il paesaggio con diverse sensibilità, più orientate alla salvaguardia da una parte, più indirizzate allo sviluppo dall' altra.
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Decostruzionista è certamente Fiorenza Brioni, sindaco diessino di Mantova. Che a Monticchiello afferra il microfono per denunciare non solo scempi edilizi e piani urbanistici nella sua città che prevedono 200 villette davanti al Palazzo Ducale e al Parco del Mincio approvati dalla passata giunta a guida Ds, il suo partito, ma grida di essere stata intimorita e minacciata da "furbetti e furboni". Decostruzionista è pure Lucia Biagi, sindaco di Capalbio, che definisce pubblicamente una vergogna il piano regolatore del suo paese approvato nel 1999 dalla Regione Toscana, anche se poi loda le scelte urbanistiche della attuale giunta.
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Decostruzionista è Vittorio Emiliani, presidente del Comitato per la Bellezza, che denuncia le non scelte della Regione Toscana. "Che potrebbe intervenire ed invece non interviene delegando i Comuni che così diventano i controllori di se stessi" e sciorina dati allarmanti su cementificazione (l'Italia è la prima produttrice in Europa) e sulla speculazione edilizia che dal mare si è spostata alla collina. Per non parlare poi di Giulia Maria Crespi, presidente del Fai, che paragona la corsa al mattone a un male contagioso come la peste e il colera "che ormai ha attaccato tutti gli strati della popolazione: politici, finanzieri, economisti, comuni cittadini e parte dei sovrintendenti che una volta erano i guardiani del paesaggio" e se la prende pure con la Regione Toscana, una volta tanto amata e citata come esempio e oggi "teatro di inciuci e di malgoverno del territorio".
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I costruzionisti? Ci sono eccome. Un po' nascosti, ieri, per opportunità politica, forse. "Ma presenti in forza in tutta la sinistra e soprattutto nei Ds", spiega Roberto Della Seta, presidente di Legambiente. "Loro e l'ala più ambientalista si combattono, cercano una sintesi, difficile ma non impossibile". Una sintesi l'ha cercata Francesco Rutelli accorso a Monticchiello nonostante gli impegni romani. Davanti a una platea nervosa e divisa che non gli ha risparmiato qualche fischio e mugolio, ha ammesso che, per esempio, le costruzioni di Monticchiello difficilmente potranno essere abbattute. Aggiungendo però che è necessario "percorrere tutte le strade possibili per ridurre l' impatto cercando di non far completare le costruzioni ancora da realizzare".
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Un intervento che ha fatto arrabbiare il presidente di Italia Nostra, Carlo Ripa di Meana: "Cedere oggi in questo paese significherebbe minare l'intera impostazione urbanistica italiana", ha detto chiamando a raccolta l'anima decostruzionista.
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Il resto del convegno è stato un grido di dolore. "Il vaso di Pandora è stato aperto", aveva annunciato in apertura Asor Rosa accogliendo una lunga processione di gente arrivata da tutta la Toscana (e da qualche pezzetto d'Italia) con il cilicio dell' "ecomostro", vero o presunto, trascinato con ostentazione. Tutti avevano denunciato, criticato, condannato. Facendo scoprire alla platea affollatissima che molti progetti discussi e approvati "democraticamente", con il beneplacito delle sovrintendenze, con permessi e superpermessi, possono essere "coglionate", come le ha definite Alberto Asor Rosa, star del convegno dopo il j' accuse sulla colata di cemento a due passi da casa sua.
Crisi della geotermia a Larderello: spostare gli impianti o le abitazioni?

Eppure, in Italia sopravvivono localizzazioni industriali d'epoca, pur ammodernate allo "stato dell'arte". Che facciamo, ne valutiamo l'impatto col metro di ieri o di oggi? sembra chiedersi Sennuccio Del Bene nella nota seguente. In pochi luoghi come a Larderello (Toscana), famosa per i suoi soffioni e il primo impianto geotermico al mondo (1913), gli impianti industriali sono talmente compenetrati nel tessuto urbano da rendere quasi impossibile la distinzione. Ma, insomma, Larderello è borgo abitativo o industria?
Ricordo lo stupore misto a scandalo, pochi anni fa, nel vedere arrivando in treno a Genova gli immensi depositi di carburante tra le case, a pochi metri dalla ferrovia. Certo, succede quando lo sviluppo industriale è stato precoce, ed è andato di pari passo con quello urbano. Larderello, addirittura, fu così denominato dal granduca Leopoldo nel 1846 perché il francese Larderel vi aveva aperto nel 1818 un impianto per la produzione del borace. Ma oggi, che fare? La convivenza ha prodotto "una realtà degradata non tollerabile più a lungo", dice Del Bene. E poi l’energia geotermica – sostengono ora degli esperti - è solo parzialmente rinnovabile, ed emette anche CO2. Insomma, se dobbiamo dar retta alle norme, abbattiamo la fabbrica o la città? (NV)
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La Toscana patisce oggi la crisi della geotermia. Crisi nel senso etimologico, di passaggio, trasformazione. Gli impianti esistenti, non solo a Larderello, ma in tutta l’area attorno a Piancastagnaio, Monterotondo, Sasso Pisano, Castelnuovo Valdicecina, Pomarance, Serrazzano e altri paesi, hanno imposto ai cittadini vere e proprie servitù funzionali, estetiche, psicologiche, ambientali.
Finora la tecnologia dell’estrazione e distribuzione dei vapori ha portato alla massima invasività sull’ambiente, senza alcun riguardo per il paesaggio, con impianti dal forte impatto architettonico, in totale spregio dei diritti delle comunità locali, e senza alcuna ricaduta economica o utilizzo ulteriore del vapore. Qui impianti e processi mostrano una evidente inadeguatezza alle normative vigenti di Valutazione Ambientale Strategica e Valutazione di Impatto Ambientale, mai applicate. Situazione che in Paesi del terzo mondo farebbe gridare allo "sfruttamento colonialista".
Senza una riorganizzazione razionale, tutti questi paesi hanno visto sorgere, gradualmente, senza una pianificazione globale, in maniera strisciante ma pervasiva, centrali e vapordotti che in un cinquantennio hanno stravolto il paesaggio e l’economia di territori che, rurali un tempo, oggi non possono più qualificarsi tali, sia per l’invadenza dei manufatti che per la perdita identitaria delle comunità. E oggi siamo anche alla decadenza sociale ed economica.

Le alternative più pulite e non invasive sul paesaggio ci sono, ma non sono realizzate: impianti sotterranei - centrali comprese - scambiatori di calore in profondità con fluido a ciclo chiuso, utilizzo di "terre calde secche", prive di vapore. Solo in apparenza – come al solito – sono soluzioni "costose", perché non si tiene mai conto del costo del disastro paesaggistico e ambientale. In realtà i costi aggiuntivi sono inferiori ai "costi esterni" del sistema attuale, che scarica oneri – senza calcolarli tra i costi di produzione per Kwh sulle comunità: danni alla salute, colture-allevamenti, turismo, sviluppo sostenibile, ambiente, qualità di vita. Lo capiranno gli amministratori locali e gli stessi imprenditori "illuminati"?
15 novembre 2006
"Porteremo in Europa la battaglia per il Lago Inferiore di Mantova"

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Nuove iniziative contro la costruzione delle villette autorizzate dalla passata amministrazione
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E per dare un seguito all' alleanza stretta con il sindaco Fiorenza Brioni, anch' essa contraria al progetto, elenca una serie di iniziative oltre al sostegno legale contro un opera a suo dire "incompatibile con la tutela paesaggistica e monumentale della città". Anzitutto il congresso nazionale di Italia Nostra proprio a Mantova ai primi mesi del 2007; poi un concorso fotografico per rilanciare l' affascinante profilo disegnato nei secoli da Andrea Mantegna, Giulio Romano, Luca Fancelli, Filippo Juvara; ancora un appello agli editori che sostengono il Festivaletteratura per richiamare la loro attenzione su un bene "non cedibile e non negoziabile".
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Infine la proposta di inserire il caso all'ordine del giorno del consiglio d' Europa Nostra a Parigi nel marzo del prossimo anno. La vicenda però sarà giocata soprattutto nelle aule giudiziarie perché la passata amministrazione Burchiellaro (ds, come la Brioni) aveva concesso le autorizzazioni. E la Immobiliare Lagocastello non starà certo con le mani in mano, in attesa di veder sfumare l' investimento. Al momento i titolari aspettano un parere del Consiglio di Stato.
VINCENZO DALAI
Da Monticchiello (Siena) alla “villettopoli” di Mantova, Italia Nostra si mobilita

In pochi giorni abbiamo approntato una conferenza stampa nell’aula consiliare del Comune di Mantova. Accanto al sindaco, che guida una giunta di centrosinistra, si può dire che ci fosse l’intera Italia Nostra lombarda: il presidente della sezione di Mantova, Giusi Pastore, la presidentessa regionale Emma Corselli Perfetti, i tre vicepresidenti nazionali, Bettinelli, Lo Savio e Parini, e il Presidente nazionale.
Il progetto, ormai approvato dalla precedente Giunta, prevede ben trecento villette da realizzare sulle rive del lago inferiore prospicente la città lombarda. Una barriera di case che impedirà di vedere Mantova entrando da Ponte S.Giorgio. Il sindaco Fiorenza Brioni - come già spiegato nell’articolo precedente - non vuole lo scempio preparato dai suoi predecessori. La deliberazione comunale ormai è stata presa, ma lei tenta disperatamente di bloccarla. Ci riuscirà? Non è facile, lo ha detto chiaramente. Cercheremo di darle tutto il nostro aiuto.
Intanto gli operai hanno già perimetrato l’area della lottizzazione, e come accade sempre, per prima cosa gli alberi sono stati tagliati. Da Ponte S:Giorgio si vede sulla destra il grande prato dello scandalo, dove giacciono segati e lasciati marcire a terra i bei noci piantati con i soldi dell’Unione Europea.
Dalla famosa Camera degli Sposi di Palazzo Gonzaga, affrescata da Andrea Mantegna, affacciandosi non si vedranno più le rive naturali, come si è potuto fare per secoli, ma una schiera di moderne villette .
Se questa lottizzazione dovesse vincere, cadrebbe una barriera culturale: la regola consolidata della conservazione dei contesti naturali ed agrari divenuti anch’essi storici, insieme a monumenti illustri, ed in questo caso insieme ad una intera Città-monumento. Contro questa prospettiva c’è fin d’ora l’impegno serio e deciso di tutta l’associazione.
Noi finora abbiamo potuto solo riportare quello che ci è stato riferito a voce e sommariamente. Ora attendiamo dalle testimonianze dirette e dai commenti dei protagonisti della giornata di leggere sul blog tutti i particolari di questa vicenda. Sarà una battaglia dura e difficile, non nascondiamocelo. Ma di quelle che attraggono Italia Nostra.
La bella Mantova forse salvata dal...sindaco. E non è una notizia in Italia?

Meraviglia, quindi, che ogni tanto emerga un amministratore locale che si oppone al malcostume, che sa dire di no alla speculazione edilizia più ottusa. Forse perché capisce che, a parte la violenza sulla Storia e sull’identità d’un popolo, è perfino "inutile" e "antieconomica", perché il danno d’immagine, l’offesa all’arte e al paesaggio, alla lunga si pagano duramente anche sul piano turistico, a voler proprio monetizzare. (NV)
Dopo Soru, tenete a mente un altro nome: Fiorenza Brioni. Il presidente della Sardegna che dice "basta" alla rovina delle coste e blocca l’insediamento in stile Far West di migliaia di torri eoliche, ha ora un erede sulla penisola. C'è un altro amministratore locale illuminato: il sindaco di Mantova. Era al recente convegno di Monticchiello, cittadina tra i cittadini, a raccontare non solo lo sfacelo culturale del borgo toscano, ma anche quanto sta per avvenire nella sua bella città.
Strana storia questa di Mantova. La vecchia Amministrazione di centro-sinistra col sindaco, Ds, ha approvato una lottizzazione di 300 edifici, tra villette a palazzine a due piani proprio sulla riva del lago inferiore, uno dei tre laghi formati dal Mincio che contornano la città. Finora, questa particolarità unica aveva fatto sì che i margini, il contorno ed il profilo della citta medievale e rinascimentale apparissero miracolosamente com'erano cinquanta, cento o duecento anni fa.
"E va bene - devono aver pensato i precedenti amministratori per salvarsi la coscienza - ma noi non costruiamo in centro storico. Il lago è bello grande, e queste nuove costruzioni, sicuramente di "grande qualità", saranno addirittura ad un chilometro di distanza. D’altra parte, ci servono abitazioni, e servono anche abitazioni di prestigio. Conservare? Certo, ma non possiamo fermare lo sviluppo. La città deve continuare vivere, a produrre i segni del nostro tempo, sia pur nella massima attenzione e rispetto dei valori storici. Se abbiamo così ben conservato fino ad oggi tanta ricchezza, non per questo dobbiamo essere penalizzati al punto da non poter più far nulla…" Così pensò il sindaco "con la testa sulle spalle", magari convinto in buona fede, perché no, di essere insieme realista e progressista. E invece sbagliava, e proprio sul piano culturale.
Il nuovo sindaco Brioni - anche lei dei Ds, segno che nelle questioni di tutela quello che conta è la sensibilità personale di politici e amministratori - si inalbera, protesta, cerca ovunque aiuto per fermare queste nuove costruzioni che a lei, giustamente, sembrano una pazzia. Ma purtroppo la lottizzazione è stata decisa, la delibera approvata. Eppure la nuova sindachessa si sta battendo per fare l'impossibile per bloccare tutto.
In nome di che? Ecco la vera stranezza: in nome di un paesaggio storico da conservare come bene culturale in sé, e perciò da preservare in quanto tale, senza aspettare addirittura che "il famoso monumento venga coperto o distrutto". No, stavolta c’è l’intuizione bellissima che va salvaguardata una veduta, una prospettiva, una skyline, un profilo - sia pure d’una quinta lontana mille metri - che per la gente dei luoghi è da secoli la vista tradizionale, una memoria familiare e collettiva, in un certo senso un "bene" culturale. Altro che la retorica-alibi del solo "grande moùnumento", oltre il quale poi è lecito fare qualunque cosa. Questa sì, che è una rivolzione copernicana. E Italia Nostra plaude riconoscente, perché sono le nostre idee da sempre.
La brava sindachessa si è incamminata, come un qualsiasi cittadino mantovano, entrando in città dal nord, dal ponte S.Giorgio. E’ lì che ha avuto la visione virtuale del disastro che si sarebbe verificato alla "cartolina" di Mantova. Le stesse visioni dei tempi del Mantegna, pensate: un vasto pratone a sinistra, le rive, il profilo della città rimasto ancora quello del Rinascimento, quella luce particolare, unica, che emana dall'acqua su cui la città d’arte si rispecchia. No, tutto quel patrimonio di forme ancora naturali, colori, luci, penombre e riflessi, non poteva, non doveva sparire.
Ecco come nasce dal nulla il miracolo d’un sindaco che si batte per il paesaggio storico, per la memoria illustre di secoli, per la bellezza della sua città. Certo, un sindaco speciale, che ha voluto chiamare perfino Italia Nostra a tenere con lei una conferenza stampa in Consiglio comunale, per sostenere le sue ragioni.
Ci pare di sognare. E se altri sindaci venissero contagiati dalla stesso amore per i propri luoghi, dalla benefica sindrome della conservazione di paesaggio e vedute? Ma di questo passo dove andremo a finire, si chiederebbe un caustico Villon: "Où sont les maires d’antan?" Dove sono i (cattivi) sindaci d’un tempo? Eh, caro Villon, ce ne sono, ce ne sono, purtroppo: sono ancora la stragrande maggioranza.
14 novembre 2006
Restauri e misteri: il Caravaggio segreto degli Odescalchi e il "grandangolo"

Ora, terminato il restauro, la famiglia Odescalchi ha concesso la rara tavola caravaggesca della prima versione all’ammirazione dei romani e dei turisti (fino al 25 novembre), e proprio nella medesima chiesa dove dal 1605 è esposta la ben nota seconda versione su tela. Il quotidiano francese Le Monde ci fa sopra un articolo interessante. La "Conversione di San Paolo" - ricorda il giornale - era stata commissionata al Caravaggio da Tiberio Cerasi, ministro del Tesoro di papa Clemente VIII, che aveva appena acquistato la cappella.
Come mai, allora, dal 1605 abbiamo di fronte l’opera in tela? Altro che "rifiutata" dal committente, come vuole la leggenda. Al contrario, la prima versione su tavola deve essere stata rifiutata per un ripensamento dello stesso autore, come oggi lascia ritenere il confronto diretto tra le due versioni. L’opera originaria su tavola, infatti, non poteva essere ammirata nella troppo corta cappella costruita nel frattempo dall’architetto Maderno.
Protezione del suolo: presentato il progetto di legge che vuole l'Europa

E così è stato depositato alla Camera dei Deputati il primo progetto di legge sulla ‘Protezione del suolo’, a firma di Bruno Mellano, giovane deputato radicale della RnP e membro della Commissione Agricoltura, che si è segnalato più volte per il deciso interesse alla Natura e all'ecologia.
La Comunità Europea, dopo anni di studio da parte di centinaia di ricercatori - hanno dichiarato Bruno Mellano e Igor Boni, studioso dei suoli - ha individuato i principali otto tipi di minacce che incombono sui suoli: erosione, perdita di sostanza organica, compattazione, contaminazione, cementificazione, perdita di biodiversità, salinizzazione e inondazioni.
Purtroppo nella legislazione italiana quando si parla di ‘suolo’, tutto si intende tranne che il suolo propriamente detto, hanno aggiunto. Si parla quasi sempre di dissesto idrogeologico, di difesa del paesaggio e delle infrastrutture ma non del suolo inteso come lo strato superiore della crosta terrestre, dal quale produciamo alimenti e che utilizziamo come supporto alle nostre attività.
Ebbene, affinché il suolo propriamente detto possa svolgere le sue diverse funzioni è urgente che se ne preservino le condizioni, e si cominci ad impostare azioni di recupero. Tale necessità risulta evidente dai dati resi pubblici dall’Europa: il 12% dei suoli è minacciato dall’erosione, oltre 3 milioni di siti sono contaminati da sostanze inquinanti, circa il 45% dei suoli è povero di materia organica, con inevitabili riflessi sulla diminuzione di fertilità, di produttività e sull’aumento di anidride carbonica in atmosfera. Per evitare le solite azioni emergenziali, tipiche del nostro paese, proponiamo perciò - continuano Mellano e Boni - un percorso legislativo che sappia prevenire i rischi presenti e futuri e consenta di predisporre strumenti adatti alle reali necessità.
13 novembre 2006
Parco del Pollino: dopo i grandi avvoltoi anche i dirigenti volano via...

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Ma poi il Parco nazionale del Pollino ha cominciato a degradarsi, a perdere la sua separatezza dalla civiltà o "inciviltà" umana, insomma quell'ambiente incontaminato che era stata la sua incomparabile ricchezza. Negli ultimi tempi le lamentele dei protezionisti sono andate crescendo. Sempre più tagli indiscriminati di alberi, attività di trasformazione incompatibili, rumore, traffico, abusivismo ecc.
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“Chiediamo al Ministro dell’Ambiente di intervenire prontamente per intraprendere una verifica puntuale della gestione dell’Ente Parco ed avviare quanto prima le procedure per la nomina di nuovi incarichi relativi alla presidenza, alla direzione ed al consiglio direttivo. I candidati - specifica la nota del Wwf - dovranno essere di alto profilo e con pregresse esperienze nella gestione di aree protette e beni naturalistici, mentre dovrà essere escluso chi abbia già ricoperto incarichi nell’attuale gestione, contribuendo al determinarsi della grave situazione attuale.”
"Le gravi responsabilità degli attuali organismi di gestione del parco sono state raccolte in un documento consegnato al Ministro, in cui si suggeriscono anche alcuni elementi per una corretta impostazione della gestione del Parco e si elencano dettagliatamente le minacce, gli elementi di crisi ed i rischi della mancata applicazione di corrette politiche di conservazione in un’area importante per la biodiversità dell’intero Mediterraneo.
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"Il Pollino, infatti, è un’area prioritaria per l’Ecoregione Mediterraneo, ovvero come area che ospita livelli significativi e importanti di biodiversità ecoregionale, come risulta dal recente documento sulla “Biodiversity Vision”, condiviso dal Wwf con 33 altri partner come l’Upi e il Cfs. Il Ministero ha recentemente sottoscritto la convenzione che adotta questa strategia d’azione per la conservazione della natura, il che significa che parleremo uno stesso linguaggio per conservare ambienti di questo pregio”, conclude la nota del Wwf. “Considerata la valenza dell’area, speriamo che i suggerimenti e le proposte inviate oggi vengano accettate e si inizi, finalmente, a lavorare per salvaguardare questo splendido habitat”.
11 novembre 2006
Centro commerciale a piramide sul Piccolo Cervino. E nessuno dice niente…
E la stampa, ottusamente, ad elogiare l’iniziativa. Con questo trucco il Piccolo Cervino "si alzerà di 117 metri e raggiungerà quota 4.000". Ma no. Ed è il Corriere della Sera, non Il Giornale del Popolo o il Berner Zeitung.. Non c’è una parola di perplessità, come se fosse normale, una trovata turistica da provare. Ma allora, perché pagare un giornalista? Basta far fare l’articolo da un computer. E dire - ma questo, l’articolista Stucchi lo ignora - che il giornalismo storicamente nacque per fare critica e commenti, non cronaca, che allora non interessava.
Voi direte, "pazzesco, però è in Svizzera". E no, perché la cima artificiale si vedrà anche dall’Italia, come "vanta" già ora l’ineffabile articolista. Sentite qua: "Per ammirarla, gli italiani non dovranno andare oltreconfine, ma basterà transitare dal Plateau di Cervinia per rendersi conto della meraviglia che avrà buon diritto di entrare nel Guinness dei primati. In pratica sulla vetta del Piccolo Cervino sarà costruita una piramide in vetro e acciaio alta 117 metri che terminerà con una piattaforma panoramica a 4.000 metri sul livello del mare. Nella piramide ci saranno ristoranti, spazi multimediali, e successivamente anche un albergo". E un parcheggio, no? Dopo questa frase, penso che sarete tutti d’accordo, eleggiamo l’articolista "svizzero ad honorem". Ammesso che non sia già svizzero di suo.
Certo, a quelle quote ci sono problemi, ammette il redattore. "Dal momento che a queste altitudini molte persone dormono male (a causa del ridotto contenuto di ossigeno nell’aria), all’interno dell’albergo si dovrà mantenere un’atmosfera pari a quella presente a 2200 m s.l.m. (come succede per gli aerei). Per entrare in questa sorta di universo chiuso gli ospiti dovranno passare in camere di compensazione. Sulle pareti esterne della vetta e della piramide, alta circa 90 metri (circa 30 piani), gli ascensori panoramici percorreranno i 190 m che separano la piattaforma sul ghiacciaio". E ancora: "La piattaforma sul ghiacciaio si trova all’estremità inferiore degli ascensori panoramici. I turisti potranno così ammirare da vicino crepacci e vette, un’esperienza che normalmente è possibile solo partecipando a escursioni guidate".
"Tutto è cominciato nel 2004 quando la società Zermatt Bergbahnen ha bandito un concorso per la riorganizzazione del Matterhorn glacier paradise. Sono stati presentati cinque progetti. Il consiglio di amministrazione ha scelto il progetto di Heinz Julen e Ueli Lehmann dopo avere realizzato uno studio di fattibilità tecnica. Il progetto è una vera sfida, in particolare dal punto di vista della statica. Il team di progetto è composto dal Capo struttura di Zermatt Bergbahnen, Christen Baumann, da Heinz Julen (artista), Ueli Lehmann (architetto), da geologi, esperti di statica, ingegneri e altri professionisti competenti".
Non un accenno alla follia dell'idea, alla dignità della Natura, alla "quasi Wilderness" irrisa più che violentata (il Klein Matterhorn è già antropizzato da masse di turisti che vi arrivano a bordo d'un trenino a cremagliera), soprattutto ai diritti del prossimo, di chi quella confusione e quell'artificio non vuole. E sì, perché tra le libertà dell’uomo c’è anche quella di poter godere e ammirare la Natura così com’è, immergendovisi in solitudine e silenzio. Silenzio e solitudine che, ne siamo sicuri, ci saranno perfino sul Piccolo Cervino, una volta lontani da ferrovia e funivia.
Ma forse - a me lo potete dire, voi che sarete sicuramente più esperti di me in geopolitica - forse la piccola Svizzera, aizzata da Bossi, vuole dichiarare guerra all’Europa? Sì, come nelle barzellette. Vuole la guerra? E l'avrà.
Governi all’italiana: i soldi per Arte, Scienza e Natura negati o dirottati

Non c’è bisogno di essere degli Sherlock Holmes per scoprire un inquietante parallelismo tra i due comportamenti. Si direbbe quasi che in Italia cambiano i Governi, fittiziamente divisi a puro scopo elettorale in una Destra e Sinistra di comodo, ma non cambiano malcostume e mentalità. L’Arte, la Cultura, la Natura e la Scienza "non portano voti", secondo la convinzione di un ceto parlamentare provinciale e sottoculturale. E perciò se ne possono dirottare i già scarsi fondi, o addirittura tagliarli ancor di più. Uno scandalo.
L’Italia che è nelle ultime posizioni in Europa nella ricerca scientifica, nella tutela del patrimonio artistico e naturale, si permette oggi di avere una classe politica e amministrativa non all’altezza di una grande Paese moderno e occidentale, anzi la sua vera palla al piede. Pensiamo a come malamente Regioni e Comuni affrontano - quando essi stessi non li creano - i problemi del territorio e del paesaggio, come l'urbanizzazione selvaggia, le mille deroghe, le varie illegalità, gli impianti eolici, la mancata tutela di flora e fauna, e altro ancora.
Al contrario del ceto parlamentare e amministrativo - e le distinzioni partitiche non ci interessano: siamo da sempre super partes - siamo convinti che non può esistere difesa della Natura, dell’Arte e della Scienza (e i tre campi sono strettamente collegati) se non c’è alle spalle una precisa scelta culturale e una decisa volontà politica, tesa una buona volta alla tutela e all’avvenire di quella che era una volta la Bella Italia.
Vittoria in Sardegna: no alle 71 torri dell'eolo-mostro di Buddusì e Alà

Ma sarebbe stato un terribile pugno nell’occhio, un cambiamento irrimediabile della visione dei luoghi cari alle memorie di tutti, anche dei tanti turisti che visitano le colline della Gallura, oltretutto sottoposte a vincolo paesistico. Una foresta da incubo fatta di pale rotanti collegate tra loro da ben 69 chilometri di larghe strade asfaltate adatte ai camion, insomma - coniamo un neologismo - un vero "eolo-mostro" che avrebbe distrutto per sempre la bellezza aspra e mediterranea di uno dei luoghi tipici della Sardegna.
Il sindaco di Buddusì, Giovanni Satta, che con l’acqua alla gola era riuscito a placare le voci critiche di ambientalisti ed opposizione sulla licenza data con troppa fretta nel 2004 alla società eolica, ha dovuto fare macchina indietro, come riferisce sulla Nuova Sardegna una corretta Elena Laudante. Lo stop é arrivato dall’ufficio tutela del paesaggio di Sassari: il 25 ottobre ha iniziato la procedura di revoca del nulla osta paesistico. Ora l’eolo-mostro potrà essere spostato in zone industriali o già irrimediabilmente degradate, come prevede il Piano regionale. In questo caso non avremmo nulla da obiettare.
Eroici e coraggiosi, perciò, sono stati questa volta i sardi nel dire di no alla diabolica tentazione dell’eolico. C’è una ricchezza ben superiore - aveva pensato il presidente della Sardegna, Soru varando la nuova direttiva che esclude l’eolico dai luoghi di interesse paesaggistico, e questa ricchezza vuol dire l’identità della Natura sarda. Al presidente Soru va il ringraziamento di Italia Nostra, del curatore di questo sito e di tutti i difensori della Natura in Italia.
Oreste Rutigliano, esponente storico di Italia Nostra e coordinatore nazionale del CNP (Comitato nazionale del paesaggio), così commenta la vicenda: "Le notizie sull'eolico si susseguono a ritmo incalzante. Ma ora, finalmente, qualcosa sta cambiando: sempre più gente si accorge del grande inganno. Nel frattempo, però, sempre più terre vanno perdute, se Stato ed Enti locali non si oppongono con fermezza. Qui per fortuna vinciamo, grazie a Soru, un amministratore locale che finalmente ci indica la strada del riscatto, della dignità.
"Con buona pace di Legambiente, che non ha ancora occhi per vederla".
10 novembre 2006
Dal lupo appenninico alla biodiversità: tanti auguri al "fratello" Wwf

Infatti, con gli anni Settanta e la nascita del movimento politico-culturale detto "ambientalismo" o "ecologismo" (dovendo spiegarlo a un bambino direi: "l’ecologia che si fa politica", anzi, all'inizio era politica fatta in strada, alla Pannella), i confini che in origine erano netti, tra tutela artistica, culturale, del territorio, del paesaggio, dell’ambiente e delle specie viventi, si sono molto attenuati, e oggi si può dire che esiste un grande filone protezionista, dotato di alcuni rami più specializzati.
Molti auguri, in particolare, anche al fondatore e presidente del Wwf, il versatile e sempre giovane Fulco Pratesi, che negli ultimi anni si è interessato anche della salubrità e naturalità dell'alimentazione (e qui un po' di presunzione di aver contribuito con i miei libri alla svolta di Fulco la confesso volentieri...), ed ha voluto invitarmi alla grande festa per il 40.o anniversario svoltasi a Roma nell'Auditorium dell'università Luiss. E' stata una bella festa in cui tutto è andato bene, compreso il pranzo all’aperto nel parco. Tanta gente, giovani e meno giovani da ogni parte d’Italia, e poi testimonianze, filmati, discorsi, relazioni, monografie, interviste, coccarde, ministri, amministratori, esperti, scienziati, giornalisti, fotografi.
Senza il Wwf, certamente, le specie animali e vegetali in Italia sarebbero meno protette, e qualcuna, forse, come l'orso marsicano del Parco d’Abruzzo e il lupo appenninico, oggi sarebbe scomparsa o in via di estinzione. E tutto si deve ad alcuni coraggiosi scienziati. Del primo grande studioso del lupo, l’allora giovane Boitani, amici e avversari dicevano che aveva imparato perfino a ululare come i lupi, a forza di frequentarli… Ebbene, dalle prime campagne sulla salvaguardia del lupo e dell’orso, fino alle moderne teorie scientifiche sulla "bio-diversità", molto cammino è stato fatto.
Spulciando nei discorsi dei numerosi intervenuti, ci ha colpito una piccola novità, come dire, tra il politico e il semantico, rilevata non solo da me, ma anche in un’apposita email da Francesco Mezzatesta, della componente "naturalistica" dei Verdi. La positiva inversione di tendenza lessicale che ha fatto esclamare al ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio: "Basta con l’Ambiente, in cui ormai si è infilato tutto e il contrario di tutto, manca solo la "autostrada ecologica": torniamo a parlare di Natura". Bello, bellissimo, specialmente se detto da un politico.
Infatti, le mistificazioni dell’ecologia, dell’ambiente, del finto "verde", sono ormai numerose e irritanti. Senza contare le norme aggirate, come le procedure della VIA, o valutazione dell’impatto ambientale, che ormai è una buffonata, e i lati nascosti e addirittura gli "effetti collaterali" delle più disparate iniziative definite "ecologiche" o "naturali", comprese le energie pulite o rinnovabili o alternative che dir si voglia. In realtà - ha riconosciuto il ministro - bisogna essere preparati a coglierne la faccia nascosta, il rovescio della medaglia. Tra i tanti esempi, ha fatto anche quello dell'eolico. Che "va bene - ha detto - ma poi per come viene fatto oggi, piantando una foresta di pali, non va più bene". Evviva, un ripensamento che vale oro.
E ancora tanti auguri al Wwf Italia e all'amico Fulco Pratesi..
09 novembre 2006
Non solo orsi, ma soprattutto aquile e avvoltoi vittime delle torri eoliche
Lo scempio delle torri eoliche nel Parco d'Abruzzo (e in tutta l'Italia)

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Noi aggiungiamo che se oggi si mette a rischio l’orso marsicano, appena ieri sono stati compiuti attentati contro il patrimonio storico e paesistico dell'Italia. Il castello di Montepò, arroccato saldamente alle rocce della Maremma convive oggi con torri da 110 metri che gli tolgono il suo respiro millenario, là dove nasce il Morellino di Scansano.
E, ancora, Agnone, la piccola "Firenze del Molise", guarda stupita le più grandi macchine industriali mai costruite dall’uomo che un comunello le ha sbattuto in faccia, nonostante le proteste del sindaco di quel prestigioso centro storico.
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Le stesse Perugia, Gubbio e Cascia rischiano di vedere adulterate le loro quinte naturali. E intanto piccoli, poco conosciuti, ma non meno importanti paesi e borghi medievali del Centro-sud le torri eoliche già se le trovano addosso, sui crinali che li incorniciano.
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Salviamo l’orso e la nostra Wilderness, certo, ma salviamo anche con regole ferree il patrimonio paesaggistico e storico culturale, come ci impone l’art. 9 della Costituzione. Nessuno ci ordina di saldare il conto di Kyoto con l’eolico. Ci sono tanti modi, a cominciare da tutte le forme di utilizzazione del solare (e intanto uno scienziato come Rubbia lo abbiamo fatto emigrare in Spagna...) che sono assolutamente compatibili con i caratteri speciali del nostro Paese, piccolo e stretto,denso di abitanti e di monumenti, dove basta poco per devastare la Storia, la memoria, i nostri valori culturali irripetibili..
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CARLO RIPA DI MEANA, Presidente Italia Nostra, Presidente onorario CNP (Comitato Nazionale del Paesaggio)
ORESTE RUTIGLIANO, Coordinatore nazionale CNP (Comitato Nazionale del Paesaggio)
07 novembre 2006
Italia Nostra: le cronache delle sue battaglie viste dal di dentro
Contro i primi scempi dell'Italia del "benessere", mentre già attorno alle città storiche si estendevano le periferie invivibili e le borgate, Italia Nostra insorse da sola e in modo autorevole, acquistando subito grande credito presso la cultura, l'opinione pubblica illuminata e la stampa laica (dagli scritti di Bassani alle denunce di Cederna sul Mondo di Pannunzio e sul Corriere della Sera, all'inchiesta "Capitale corrotta, nazione infetta" di Cancogni sull'Espresso). Alla nascente borghesia dei commerci, dell'industria e delle professioni, Italia Nostra insegnò che accanto alla crescita economica un Paese civile ha a cuore la tutela dell'arte, della Bellezza e del paesaggio. La sua fu, in quegli anni, una grande opera di "pedagogia sociale", anzi, addirittura morale.
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Italia Nostra, che è strutturata in circa 200 sezioni locali attive in tutte le regioni d'Italia, sta per inaugurare la sua nuova sede sociale. Il nuovo indirizzo è: via Sicilia, n.66, 00187 Roma.
Il curatore del sito. Nico Valerio, che ha creato il blog e ne cura ogni giorno la redazione, è laureato all’Università Statale "La Sapienza" di Roma (dove è stato direttore del giornale dell’Università), ed è da molti anni scrittore scientifico, saggista, conferenziere, giornalista culturale, commentatore e critico. E' anche docente di psicologia, ed esperto di psicologia della comunicazione. Ha scritto tredici libri di divulgazione e manualistica, soprattutto su alimentazione, medicina, costume e storia (Mondadori e altri editori), oltre a più di mille articoli e inchieste, per lo più di cultura, critica e costume, per quotidiani (Repubblica e altri), settimanali (Mondo, Espresso, Panorama e altri), mensili, radio-tv.
E’ stato precursore e poi protagonista del movimento ambientalista, fondando nel giugno 1975 a Bologna la Lega Naturista, in Italia il primo club "ecologista", che cioè per la prima volta applicava i metodi politici e comunicativi dei liberal anglosassoni all'ecologia e al salutismo ("alla radicale": uomini-sandwich, azioni dimostrative, denunce, firme ecc). Lo scopo, quello di diffondere e di interpretare in modo rigoroso e scientifico tutti i temi del rapporto uomo-natura, secondo l’interdipendenza tipica del Naturismo e della scuola ippocratica: alimentazione e medicine naturali, ecologia e agricoltura, inquinamento e autosufficienza, risparmio ed energie alternative ecc.