15 novembre 2006

 

La bella Mantova forse salvata dal...sindaco. E non è una notizia in Italia?

Nessun Governo in Italia, per quanto alcuni ce l’abbiano messa tutta, ha mai compiuto tanti guasti nella conservazione dell’immagine storica dei borghi, delle città, del territorio e della Natura circostante, come i sindaci. E specialmente nei piccoli Comuni, dove la rete di parentele e amicizie è più stretta, ed è più difficile, anzi eroico - per chi eroe non è, ma spesso è un uomo qualunque - non prestar ascolto al richiamo degli interessi. Questo era il saggio motivo per cui il Podestà degli antichi Comuni italiani doveva essere un "forestiero". .
Meraviglia, quindi, che ogni tanto emerga un amministratore locale che si oppone al malcostume, che sa dire di no alla speculazione edilizia più ottusa. Forse perché capisce che, a parte la violenza sulla Storia e sull’identità d’un popolo, è perfino "inutile" e "antieconomica", perché il danno d’immagine, l’offesa all’arte e al paesaggio, alla lunga si pagano duramente anche sul piano turistico, a voler proprio monetizzare. (NV)
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Dopo Soru, tenete a mente un altro nome: Fiorenza Brioni. Il presidente della Sardegna che dice "basta" alla rovina delle coste e blocca l’insediamento in stile Far West di migliaia di torri eoliche, ha ora un erede sulla penisola. C'è un altro amministratore locale illuminato: il sindaco di Mantova. Era al recente convegno di Monticchiello, cittadina tra i cittadini, a raccontare non solo lo sfacelo culturale del borgo toscano, ma anche quanto sta per avvenire nella sua bella città.
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Strana storia questa di Mantova. La vecchia Amministrazione di centro-sinistra col sindaco, Ds, ha approvato una lottizzazione di 300 edifici, tra villette a palazzine a due piani proprio sulla riva del lago inferiore, uno dei tre laghi formati dal Mincio che contornano la città. Finora, questa particolarità unica aveva fatto sì che i margini, il contorno ed il profilo della citta medievale e rinascimentale apparissero miracolosamente com'erano cinquanta, cento o duecento anni fa.
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"E va bene - devono aver pensato i precedenti amministratori per salvarsi la coscienza - ma noi non costruiamo in centro storico. Il lago è bello grande, e queste nuove costruzioni, sicuramente di "grande qualità", saranno addirittura ad un chilometro di distanza. D’altra parte, ci servono abitazioni, e servono anche abitazioni di prestigio. Conservare? Certo, ma non possiamo fermare lo sviluppo. La città deve continuare vivere, a produrre i segni del nostro tempo, sia pur nella massima attenzione e rispetto dei valori storici. Se abbiamo così ben conservato fino ad oggi tanta ricchezza, non per questo dobbiamo essere penalizzati al punto da non poter più far nulla…" Così pensò il sindaco "con la testa sulle spalle", magari convinto in buona fede, perché no, di essere insieme realista e progressista. E invece sbagliava, e proprio sul piano culturale.
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Il nuovo sindaco Brioni - anche lei dei Ds, segno che nelle questioni di tutela quello che conta è la sensibilità personale di politici e amministratori - si inalbera, protesta, cerca ovunque aiuto per fermare queste nuove costruzioni che a lei, giustamente, sembrano una pazzia. Ma purtroppo la lottizzazione è stata decisa, la delibera approvata. Eppure la nuova sindachessa si sta battendo per fare l'impossibile per bloccare tutto.
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In nome di che? Ecco la vera stranezza: in nome di un paesaggio storico da conservare come bene culturale in sé, e perciò da preservare in quanto tale, senza aspettare addirittura che "il famoso monumento venga coperto o distrutto". No, stavolta c’è l’intuizione bellissima che va salvaguardata una veduta, una prospettiva, una skyline, un profilo - sia pure d’una quinta lontana mille metri - che per la gente dei luoghi è da secoli la vista tradizionale, una memoria familiare e collettiva, in un certo senso un "bene" culturale. Altro che la retorica-alibi del solo "grande moùnumento", oltre il quale poi è lecito fare qualunque cosa. Questa sì, che è una rivolzione copernicana. E Italia Nostra plaude riconoscente, perché sono le nostre idee da sempre.
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La brava sindachessa si è incamminata, come un qualsiasi cittadino mantovano, entrando in città dal nord, dal ponte S.Giorgio. E’ lì che ha avuto la visione virtuale del disastro che si sarebbe verificato alla "cartolina" di Mantova. Le stesse visioni dei tempi del Mantegna, pensate: un vasto pratone a sinistra, le rive, il profilo della città rimasto ancora quello del Rinascimento, quella luce particolare, unica, che emana dall'acqua su cui la città d’arte si rispecchia. No, tutto quel patrimonio di forme ancora naturali, colori, luci, penombre e riflessi, non poteva, non doveva sparire.
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Ecco come nasce dal nulla il miracolo d’un sindaco che si batte per il paesaggio storico, per la memoria illustre di secoli, per la bellezza della sua città. Certo, un sindaco speciale, che ha voluto chiamare perfino Italia Nostra a tenere con lei una conferenza stampa in Consiglio comunale, per sostenere le sue ragioni.
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Ci pare di sognare. E se altri sindaci venissero contagiati dalla stesso amore per i propri luoghi, dalla benefica sindrome della conservazione di paesaggio e vedute? Ma di questo passo dove andremo a finire, si chiederebbe un caustico Villon: "Où sont les maires d’antan?" Dove sono i (cattivi) sindaci d’un tempo? Eh, caro Villon, ce ne sono, ce ne sono, purtroppo: sono ancora la stragrande maggioranza.
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Foto: Andrea Mantegna (1431-1506), La Camera degli Sposi (particolare). Mantova





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