19 novembre 2006

 

Ambiente in Toscana: la Regione legalizza le stragi di storni protetti da legge e UE

Non solo le belle colline toscane stanno perdendo parte delle specie spontanee e dei boschi che le ricoprono, sostituiti da case, piazzole, strade e svincoli, a causa della mania stradale, della speculazione edilizia e dell’abusivismo diffuso, ma la stessa fauna selvatica, che leggi dello Stato e sentenze giurisprudenziali considerano "patrimonio indisponibile dello Stato" viene decimata illegalmente, o comunque in deroga regionale a precise norme nazionali ed europee.
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E’ di ieri la notizia, pervenuta alla LAC dal gruppo dei Verdi della Toscana, che il Consiglio regionale toscano ha approvato il 14 novembre una legge che consente la caccia allo storno, specie protetta dalla Legge nazionale sulla caccia (L. n. 157, 11 Febbraio 1992) e dalla direttiva europea 79/409/CEE sulla conservazione degli uccelli selvatici. Ogni cacciatore toscano avrà il privilegio di abbattere fino a cento capi (però, non più di venti capi al giorno) per l'intera stagione venatoria, fino al 31 dicembre.
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Il provvedimento è stato presentato col demagogico scopo di "tutelare le produzioni agricole" ed in particolare le olive, ma omettendo di segnalare i vantaggi arrecati dallo storno attraverso la distruzione della mosca olearia. Il provvedimento reintroduce inoltre nelle province di Firenze, Arezzo, Lucca, Pisa, Pistoia e Siena gli odiosi impianti di cattura degli uccelli da richiamo che potranno essere venduti a 15 euro ciascuno.
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La legge è stata approvata a grande maggioranza, con il solo voto contrario dei due consiglieri verdi, Lupi e Roggiolani. I due consiglieri hanno messo in evidenza che lo strumento della legge è stato preferito a quello della delibera amministrativa per mettersi al riparo dal ricorso al TAR che le associazioni ambientaliste avrebbero immancabilmente presentato e che avrebbe portato probabilmente all'annullamento del provvedimento
CARLO CONSIGLIO
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Foto: Sturnus vulgaris (disegno)





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